Sei come la terra dopo un naufragio
Sei come le onde del mare
Che cullano un marinaio
Al ritmo
Del suo fioco
Respiro
Che sa di perdita e abbandono
Di rinuncia e fame
Sei come i lontani ricordi
Di una giovinezza blu
A parlare con chi ora è lassù
Sei come le cose che accadono
Senza ragione
Che nell’ordinario ordinato
Caos
Prendono colore
Trovano parola e forma
Nel vento
Che riporta
A Paesi lontani
Al solstizio d’inverno
Passato per mare
Ad ammirare
Con timore reverenziale
Un fragoroso
Tramonto
Ciao, a me non piace che si pubblicano poesie, se le vogliamo chiamare così, perchè nn rappresentano la scuola e il giornale della scuola deve rappresentare questa.
Gentile Emma, ti ricordo solo due cose: (1) qualsiasi comunità, scuola compresa, è composta di voci singole; non esiste coralità senza tanti piccoli contributi singolari, personali: perciò anche i tuoi contributi personali rappresenteranno il Bruno-Franchetti (se li vorrai proporre alla redazione), così come già fanno i versi di Margherita; (2) i versi di Margherita sono poesie: per essere poeta non bisogna essere Eschilo o Dante, Saffo o Leopardi, cioè far parte di un canone prestabilito. Poet* non si nasce, si diventa: come in tutte le cose, un passo alla volta. Ringraziandoti per l’attenzione, attendiamo con curiosità un tuo contributo per rendere questa comunità più ampia. Prof. aC
ALUNNA DELLE MUSE
Riempi il tuo bauletto
dei tuoi carmina sacra o profana
bimba mia
e gettalo in una corrente
che lo porti lontano e poi lo lasci
imprigionato e mezzo scoperchiato
fra il pietrisco. Può darsi che taluno
ne tragga in salvo qualche foglio, forse
il peggiore e che importa? Il palato,
il gusto degli Dei sarà diverso
dal nostro e non è detto che sia il migliore.
Quello che importa è che dal bulicame
s’affacci qualche cosa che ci dica
non mi conosci, non ti conosco; eppure
abbiamo avuto in sorte la divina follia
di essere qui e non là, vivi o sedicenti
tali, bambina mia. E ora parti
e non sia troppo chiuso il tuo bagaglio.
E. Montale