Accade da noi

DCA come sintomo della fragilità della nostra generazione

Di Marta Frisoli, redazione

 

La mancanza di energie gli aveva annebbiato la mente e al momento si ritrovava disteso sul pavimento della sua classe ad ascoltare il vociare preoccupato dei suoi compagni. Malgrado avesse le risposte alle loro domande, riusciva solo a pensare a ciò che lo aveva portato fino a quel punto. Ripensava all’ultimo anno vissuto convivendo con l’anoressia, a tutti i tentativi fatti per nascondere i segni della malattia, alla costante sensazione di non essere all’altezza e tutto questo si univa al pressante senso di colpa e di imbarazzo. Si ricordava dei giorni trascorsi a invidiare i fisici dei coetanei e i successivi sospiri di delusione allo specchio; dei numerosissimi pomeriggi in palestra a dare forma al suo ideale di corpo perfetto, e delle inevitabili cene in famiglia passate a fissare un piatto colmo di cibo. 

Questi sono i pensieri che potrebbero attraversare la mente di un qualsiasi adolescente che soffra di disturbi alimentari.

Ancor prima dell’emergenza sanitaria legata al COVID-19 i casi di DCA (ndr così sono più comunemente conosciuti i disturbi alimentari), erano in forte crescita, soprattutto tra le ragazze, ma non solo. Già allora erano numerosi gli adolescenti che soffrivano, per esempio, di bulimia, anoressia od obesità, ma dal 2019 i casi sono cresciuti del 40% tanto che a oggi se ne contano circa tre milioni solo nel nostro Paese

Spesso si pensa che questi disturbi siano solo un capriccio, ma non è così. Infatti i DCA sono considerati dei veri e propri disturbi psicologici che si possono curare solo grazie all’aiuto di medici specializzati. Purtroppo, però, in Italia risulta sempre più complicato per i pazienti interessati  accedere alle cliniche specializzate e per questo il Ministero della Salute ha recentemente ribadito l’intenzione di voler aumentare il numero di centri qualificati.

Questi disturbi sono spesso legati a una sensazione di disagio che nasce dal confronto (errato) con i propri coetanei: anche una minima assunzione di cibo viene vissuta come una colpa e si entra in un circolo vizioso che porta a sentirsi inferiori, più brutti e fuori luogo. Tuttavia, possono essere causati anche dall’ansia da prestazione in contesti sportivi o scolastici. Un esempio di questo fenomeno è stato riscontrato dalle ginnaste della nazionale italiana che lo scorso novembre hanno denunciato le mortificazioni e le umiliazioni dei propri istruttori nei loro confronti, accusandoli di aver fatto sviluppare loro l’anoressia nervosa.

I disturbi alimentari più diffusi sono, infatti, l’anoressia, che colpisce il 23,4% dei soggetti, e la bulimia che, invece, ne colpisce il 70,3%. I ragazzi che soffrono di queste patologie possono assumere specifici comportamenti come allenarsi in modo ossessivo, non voler mangiare con amici o parenti, buttare via il cibo o indossare abiti larghi in modo da nascondere la perdita di peso. 

Nonostante i casi di DCA siano numerosi, questo è ancora un argomento delicato e non capita spesso che, per esempio nelle scuole, se ne parli. Sono molte le storie di ragazze e ragazzi che hanno sofferto di DCA e che sono guarite, ma altrettante sono le storie di persone che ne hanno sofferto e poi, purtroppo, sono morte. Uno dei problemi principali è la negazione. Infatti molto spesso capita che il ragazzo o la ragazza che soffre di un disturbo alimentare non voglia accettare il proprio stato e che neghi di stare male a se stesso, alla sua famiglia e ai suoi amici.

I DCA, come già detto, sono dovuti al timore di confrontarsi con gli altri, ma questo atteggiamento è aggravato dall’uso dei social-media che favoriscono il confronto con modelli di bellezza spesso inarrivabili. Sorprendentemente anoressia e bulimia non interessano solo il genere femminile, ma negli ultimi anni si sono diffuse sempre di più anche tra gli uomini che si preoccupano di avere un fisico forte e vigoroso, e che talvolta arrivano a sviluppare una vera e propria ossessione per il proprio corpo e i propri muscoli.

Anche la letteratura talora racconta vicende di personaggi che soffrono di un disturbo di DCA. Uno di questi è il romanzo La solitudine dei numeri primi dello scrittore Paolo Giordano nel quale una dei due protagonisti, Alice, soffre di anoressia, malattia che la accompagnerà per tutta la vita. 

L’istituto Bruno-Franchetti, per spingerci a riflettere e a documentarci su questi disturbi che così tanto coinvolgono la nostra età, ha indetto un concorso di scrittura dedicato alla memoria di una ex studentessa vittima dell’anoressia. Conoscere e approfondire questi temi sono una strada importante per sviluppare una sensibilità che permetta di costruire in noi consapevolezza e di renderci più attenti.

Se vuoi leggere i racconti vincitori del Premio Chiara FregonesePrima edizione clicca sui titoli:

La forchetta alla bocca

Tutto quello che fa bene al cuore, la storia di Stella e la sua rinascita

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