Di Elettra Faenza, redazione
L’Intelligenza Artificiale (AI) ha rappresentato una svolta epocale, rivoluzionando le industrie e ridefinendo le possibilità offerte dalla tecnologia. Grazie alla sua capacità di emulare l’intelligenza umana e di affrontare compiti complessi, l’Intelligenza Artificiale sta riplasmando il modo in cui viviamo, lavoriamo e interagiamo con il nostro mondo. In questo articolo, esploreremo da vicino l’ambito dell’Intelligenza Artificiale, mettendo in luce sia gli aspetti positivi che quelli negativi, e cercheremo di prepararci ad un futuro che, più che rispecchiare la realtà, sembra uscito direttamente da un film di fantascienza.
Scopriamo quindi insieme le potenzialità dell’Intelligenza Artificiale, mentre cerchiamo di affrontare in modo consapevole il cammino verso un futuro sempre più permeato dall’influenza di questa rivoluzionaria tecnologia.
“ChatGPT, parlami di te.”
“Sono ChatGPT, un modello di lingua naturale sviluppato da OpenAI, addestrato su un vasto corpus di dati per generare risposte coerenti e pertinenti a domande e richieste di informazioni. Sono in grado di fare previsioni su una serie di problemi e di generare testi autonomamente, a partire da una parola o una frase iniziale, utilizzando un linguaggio simile a quello umano.
Tuttavia, devo essere utilizzato con attenzione e consapevolezza delle mie limitazioni, in quanto posso essere influenzato da pregiudizi impliciti presenti nei dati di addestramento e potrei fornire risposte imprecise o fuorvianti in base alle informazioni a mia disposizione.”
Venerdì 23 aprile Chat GPT è stato riattivato in Italia. Come ci ha detto lei stessa, la chat utilizza un algoritmo avanzato per imitare il linguaggio umano e dialogare con le persone in modo naturale. La decisione di bloccare il suo utilizzo era stata dell’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali, l’ente responsabile della tutela della privacy: avrebbe potuto, infatti, rubare i dati sensibili dei cittadini, divulgare disinformazione o manipolare l’opinione pubblica.
Stiamo per entrare in Matrix?
Sicuramente quando pensiamo al concetto di robot, il nostro immaginario è inevitabilmente plasmato dai moltissimi film o libri distopici sul tema. Basta infatti pensare ad un qualsiasi film che parli di automi, che nella maggior parte dei casi acquisiscono coscienza di sé e la utilizzano per scopi impropri.
Ma non temete, malgrado ChatGPT sia un software decisamente avanzato, capace di emulare conversazioni umane e con un grande potenziale da sviluppare, non ha ancora modificato così drasticamente la realtà da permetterci di entrare in Matrix.
Ricordiamo che, dietro queste sorprendenti abilità, c’è sempre il lavoro di persone e che, almeno per ora, qualsiasi AI dipende dai propri creatori.
A questo proposito, malgrado Elon Musk definisca l’AI come la “minaccia più grande per l’esistenza del genere umano”, al momento i progetti più avanzati su questo ambito sono promossi da organizzazioni di ricerca, spesso senza fini di lucro, con lo scopo di sviluppare intelligenze artificiali amichevoli (friendly AI) in modo che l’umanità possa trarne beneficio. Tra queste c’è proprio OpenAI, a cui Musk stesso partecipa.
Verremo sostituiti dall’IA nel lavoro?
Una semplice analisi dei dati ci dice che non vi è correlazione fra il tasso di automazione e la disoccupazione tra paesi diversi. Il seguente grafico pone a confronto il numero di robot industriali ogni 10.000 dipendenti con sei paesi fortemente industrializzati e il corrispondente tasso di disoccupazione.
Come si può notare, la relazione fra le due variabili è molto debole. Per esempio, l’Italia è il paese con il più alto tasso di disoccupazione e ha uno dei tassi più bassi di presenza di robot. Al contrario, i paesi con i più alti tassi di densità dei robot, rispettivamente Corea del Sud, Germania, e Giappone, sono anche quelli che hanno i tassi di disoccupazione più bassi.
A questo punto, probabilmente, l’intelligenza artificiale è l’ennesimo capro espiatorio usato per giustificare problemi già esistenti.
E nel campo artistico, come si è evoluta l’AI?
L’acronimo AI – TTI sta ad indicare Artificial Intelligence Text-To-Image. Al momento, tra i suoi rappresentanti più celebri si contano Midjourney, DALL-E e Stable Diffusion, ma non si tratta degli unici strumenti in grado di convertire testi in immagini. Una prospettiva che solo a inizio 2022 sembrava appartenere alla sfera dei grandi romanzi di fantascienza, ma che nel giro di pochi mesi si è tramutata in realtà.

A dimostrarlo sono le concrete preoccupazioni dell’intera categoria degli artisti. Concept artist, copertinisti, illustratori, 3D artist, fumettisti: la maggior parte di loro ha reagito con rabbia alla crescente diffusione delle AI-TTI. La causa di ciò è che le IA attingano in maniera alquanto spudorata agli stili e alle creazioni di autori celebri per soddisfare le richieste dei propri utilizzatori. Ad oggi, è persino possibile usare il nome proprio di un artista come richiesta, per generare un risultato che ne ricalchi o emuli lo stile.
Chiaramente gli artisti, che hanno studiato e lavorato per anni al fine di crearsi un proprio stile distintivo e riconoscibile, si sono sentiti minacciati dalle capacità di questo sistema, basate purtroppo sulla violazione dei diritti d’autore.
E di sicuro spaventa ancora di più la velocità con cui l’AI evolve, perché, nonostante al momento sia ancora possibile distinguere le sue creazioni da opere originali, questo non esclude la possibilità che, un giorno, questa distinzione non sarà più possibile.
Soluzioni intelligenti per l’AI
Come tutte le cose, l’intelligenza artificiale presenta lati positivi e negativi, e la tendenza dell’uomo è spesso quella di disprezzare ciò che non conosce, ma la paura non può essere una motivazione per rifiutare i cambiamenti.
Impariamo piuttosto a sfruttare le innovazioni in modi vantaggiosi, minimizzando i lati negativi ed ampliando quelli positivi, così che la nostra società non si riduca agli abominati film distopici citati in precedenza, bensì ad una comunità che sappia usufruire delle proprie tecnologie e che sia propensa a volgere al positivo i cambiamenti, spesso inevitabili.
Infine, imparare a non ricercare per forza un colpevole anche dove non c’è sarebbe il primo passo verso una società simile a quella descritta, e, chissà, magari sarà proprio l’AI a farcelo capire.